Accertamenti fiscali: come rispondere all’agenzia delle entrate?
L'amministrazione tributaria può avviare diversi tipi di procedure di controllo fiscale nei confronti delle persone fisiche o delle società.
Gli accertamenti fiscali sono una procedura avviata dalle autorità fiscali per controllare le dichiarazioni dei contribuenti.
Le accertamenti fiscali dei singoli individui o di aziende possono assumere diverse forme, dalla revisioni dei documenti contabili a revisioni approfondite e in loco sulla regolarità delle imposte.
Ma come funziona? Quali sono le procedure? E le decisione dell’agenzia delle entrate può essere contestata?
Scopriamolo insieme in questo articolo.
Cosa sono gli accertamenti fiscali?
Ogni anno sia le società che le persone fisiche consegnano all’Agenzia delle Entrate la loro dichiarazione dei redditi che può essere sotto forma di modello 730 o modello 770. Una volta trasmessi i dati sulla situazione economico-finanziaria, l’Agenzie delle Entrate ha il diritto di controllare che queste informazioni siano veritiere e che non si sia verificato un tentativo di frode.
Quindi l’autorità fiscale può procedere a dei controlli a campione dei dossier registrati presso l’Agenzia delle Entrate. Qualora venga riscontrata un’anomalia o un’incongruenza, allora si passa agli accertamenti fiscali, ovvero un controllo dettagliato effettuato dagli agenti di finanza.
Quali sono i documenti in esame per l’accertamento fiscale?
Entro un certo periodo di tempo, infatti, l’Amministrazione Finanziaria, ha tutto il diritto di procedere all’invio dell’accertamento sulle
- dichiarazioni dei redditi,
- dichiarazione IVA annuale,
- Spesometro annuale fatture e operazioni IVA,
- comunicazioni sulle imposte IRPEF, IVA, IRAP,IRES che potrebbero risultare omessi o inviati o pagati in ritardo dai contribuenti.
Gli accertamenti fiscali: come si svolgono?
Gli accertamenti fiscali cambiano in base alla tipologia di dossier da analizzare o se il soggetto in questione è una persona fisica o titolare di un’impresa.
L’accertamento fiscale più semplice e che viene eseguito con più frequenza è l’accertamento sui conti correnti. L’agenzia delle Entrate richiede una copia degli estratti conti alla banca per verificare che le dichiarazioni effettuate combaciano.
Il secondo tipo di accertamento utilizzato è chiamato accertamento sintetico sugli indici di spesa. In questo caso, l’agenzia delle entrate analizza le spese e le compara con il potere d’acquisto presunto, che viene determinato dalle entrate annue dichiarate al fisco. Se avete acquistato una seconda casa o un’auto di lusso e il reddito dichiarato è quasi pari a zero, è chiaro che l’agenzia delle entrate si porrà qualche domanda sulla vostra situazione finanziaria.
Gli accertamenti appena descritti valgono sia per le persone fisiche che per i proprietari di una ditta o soci di una società. Tuttavia, per questi ultimi, l’agenzia delle entrate può decidere di attuare dei controlli supplementari:
- Accertamento analitico. Questo controllo viene eseguito sull’analisi dei documenti contabili dell’azienda che vengono comparati con la dichiarazione dei redditi fornita all’agenzia tributaria
- Accertamento induttivo. Questo controllo è una vera e propria indagine dell’Agenzia delle entrate sulle finanze della vostra società. Infatti, probabilmente il fisco ha ritenuto i vostri rendiconti contabili inadeguati e inaffidabili, quindi passa a questa modalità per controllare personalmente la salute patrimoniale e finanziaria della vostra impresa.
- Accertamento parametrico. L’agenzia delle entrate redige delle stime approssimative sul gettito annuo di una società in base al settore, al numero di dipendenti, alla grandezza dell’impresa, ecc. Se la vostra ditta, quindi, dichiara delle entrate largamente inferiori ai parametri stabiliti, potreste destare dei sospetti e essere l’oggetto di un controllo.
Come vengono comunicati gli accertamenti fiscali?
L’agenzia delle entrate può procedere all’attività di controllo del pagamento degli obblighi tributari delle persone fisiche e delle società di capitali.
Come abbiamo visto, può utilizzare metodi diversi di accertamento per verificare che i cittadini non commettano delle violazioni riguardo al versamento delle imposte statali dovuto.
Una volta, però, che l’agenzia delle entrate ha stabilito che c’è stata una irregolarità nel pagamento, può servirsi di due modalità per comunicare l’accertamento fiscale:
- il processo verbale di constatazione
- l’avviso di accertamento
Il processo verbale di constatazione
Se gli agenti della Guardia di finanza effettuano una verifica in loco presso la sede fisica del contribuente e riscontrano delle anomalie, procederanno alla compilazione di un verbale di constatazione in cui saranno elencate tutte le eventuali infrazioni riscontrate e il corrispettivo importo da pagare.
Avviso di accertamento
Nel caso in cui degli agenti tributari non si siano presentati in loco, ma l’ufficio delle entrate abbia svolto il controllo tramite i metodi di accertamento che abbiamo trattato, il contribuente in questione riceverà un avviso di accertamento, ovvero un atto giudiziario in cui viene indicato l’importo da rimborsare all’agenzia tributaria e un resoconto dettagliato del controllo effettuato.
In questo documento legale, le ragioni dell’accertamento devono essere motivate nel dettaglio, specificando:
- “gli imponibili accertati e le aliquote applicate
- le imposte liquidate, al lordo e al netto delle detrazioni, delle ritenute di acconto e dei crediti d'imposta
- l’ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni nonché il responsabile del procedimento
- le modalità e il termine del pagamento
- l’organo giurisdizionale al quale è possibile ricorrere.”
Si può contestare la decisione?
Se avete ricevuto un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle entrate e non siete d’accordo con la loro decisione, avete tre possibilità per cercare di ricontrattare la sentenza:
- la contestazione della notifica
- il ricorso in appello
- ammissione di colpa e processo di acquiescenza o adesione.
La contestazione della notifica di accertamento
L’articolo 12 comma 7 dello Statuto del Contribuente (Legge 212/2000) stabilisce che l’avviso di accertamento deve essere spedito al soggetto interessato solamente una volta che sono intercorsi 60 giorni dalla consegna del verbale di chiusura delle operazioni. Se l’Agenzia delle Entrate vi ha, quindi, inviato questo avviso prima dei 60 giorni stabiliti, potete avvalervi della procedura di contestazione.
Il ricorso in appello
Se l’avviso di accertamento è stata inviato nei tempi contrattuali imposti dalla legge, ma voi non siete d’accordo con la decisione, potete effettuare a un ricorso in appello alla commissione tributaria, specificando le ragioni per cui stimate illegimento l’accertamento fiscale.
Nella redazione del ricorso, dovrete inserire le seguenti informazioni:
- I dati personali;
- I dati dell’eventuale rappresentante legale dell’azienda;
- L’indirizzo PEC e numero di fax del legale;
- Il numero identificativo dell’atto verso cui effettuate il ricorso;
- L’ufficio dell’Agenzia delle Entrate verso cui effettuate ricorso.
Processo di acquiescenza o adesione
Il processo di acquiescenza consiste nell’ammissione di colpa e quindi nell’accettazione dell’accertamento fiscale nella sua interezza. In questo caso, non siete in disaccordo con la decisione del fisco e quindi vi sarà applicata una riduzione a un terzo della sanzione. Qualora l’ufficio tributario non vi abbia inviato il verbale di chiusura delle operazioni prima della notifica di accertamento, avrete diritto alla riduzione a un sesto delle sanzioni.
Se optate per il processo di acquiescenza, dovrete, tuttavia, pagare l’importo stabilito dal fisco entro 60 giorni.
L’altra opzione a disposizione nel caso in cui non intendete contestare la decisione dell’agenzia delle entrate è rappresentata dal processo di adesione. Cercherete, quindi, a raggiungere un accordo con l’agenzia delle entrate, facendo una proposta all’istituto tributario. In questa situazione, dovrete rimborsare le imposte dovute a cui si sommeranno un terzo delle sanzioni. Nel caso in cui non viene trovato un accordo, sarete obbligati a adire le vie legali per la risoluzione del contenzioso che non prevede, però, né sconti, né riduzioni.
Come effettuare il pagamento?
Se il ricorso è stata rifiutato e l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che dovete rimborsare al fisco una certa somma di denaro, non siete obbligati a pagare tutto l’importo in un’unica soluzione. Infatti, la legge delega 23/2014, del D.Lgs. 159/2014 e del D.Lgs. 159/2015 stabilisce che:
- per un debito fino a 5.000 euro, l’importo può essere rateizzato da 2 fino a 8 rate.
- per un debito superiore a 5.000 euro, l’importo può essere rateizzato da 2 fino a 20 rate.
Le rate possono avere una cadenza trimestrale. Ma se scegliete questa opzione, si applicano dei criteri aggiuntivi:
- per debiti fino a 50.000 euro, l’importo può essere rateizzato fino a 8 rate trimestrali
- per debiti che superano i 50.000, l’importo può essere rateizzato fino a 16 rate trimestrali
Gli accertamenti fiscali possono finire in prescrizione?
Gli accertamenti fiscali presentano dei termini specifici entro i quali possono essere svolti dall’Agenzia delle Entrate. Superate queste scadenze, gli accertamenti fiscali possono considerarsi nulli
Per l’anno 2020, nel caso di rilevate irregolarità, gli accertamenti e i conseguenti avvisi fiscali devono essere comunicati ai contribuenti interessanti:
- entro il 5° anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione
- entro il 31 dicembre del 7° anno successivo se la dichiarazione non è stata presentata o è stata decretata nulla dall’ufficio dei tributi