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Le imposte sul reddito: una mini guida per diventare un esperto contabile

Le imposte sul reddito: una mini guida per diventare un esperto contabile

Da Giorgia Frezza

Il 19 marzo 2021

In Italia, il sistema tributario prevede numerosi tributi diretti, tra cui figurano anche le imposte sul reddito. Se una persona fisica o una società effettua un servizio o una prestazione lavorativa, deve versare una parte del suo ricavato allo stato.

Ma come farsi strada in questo labirinto intricato fatto di netto degli oneri deducibili, testo unico delle imposte sui redditi, certificazione unica?

Appvizer è qui per lanciarvi il filo di Arianna che vi indicherà l’uscita. Cercheremo di chiarire quali sono le imposte sul reddito, come si calcolano e quali sono le categorie toccate dai differenti oneri tributari.

Le imposte sul reddito: definizione

Nel modello tributario italiano, esistono tre tipi di imposte sul reddito:

Queste imposte tributarie vengono registrate tra le voci del conto economico e corrispondono alle tasse che lo Stato richiede in modo obbligatorio al cittadino lavoratore (dipendente, libero professionista o titolare di una società).

Queste imposte sul reddito vengono calcolate sull’imponibile fiscale, ovvero il reddito lordo ante imposte (differenza tra ricavi e costi nel conto economico) a cui sono state sottratte o aggiunte le variazioni fiscali correlate al bilancio.

IRES

Definizione

L’IRES (acronimo per Imposta sul Reddito delle Società) è un’imposta sul reddito che tutte le imprese sono obbligate a pagare per il reddito prodotto. Questo tipo di imposta è uguale per tutte le società indifferentemente dal reddito generato.

Storicamente l’aliquota imponibile corrispondeva al 27,5%, ma nel 2017 la legge di stabilità ha apportando un cambiamento, abbassando la percentuale al 24%.

Quindi se una società genera delle entrate equivalenti a 50 mila euro o a 2 milioni, dovrà pagare la stessa aliquota Ires, dato che questa imposta non prevede la messa in atto di scaglioni in base al reddito.

Come si effettua il pagamento?

Il pagamento dell’IRES si effettua attraverso il modello F24 disponibile online. Non viene mai versato in un’unica soluzione, ma tramite un sistema di acconto e saldo.

Viene, quindi, richiesto il versamento di un acconto in due rata e un saldo finale. I codici tributo sono i seguenti:

  • I rata dell’acconto: codice tributo 2001;
  • II rata dell’acconto: codice tributo 2002;
  • Saldo: codice tributo 2003.

L’acconto è di solito rateizzato in due pagamenti, ma se la cifra da versare è inferiore a 258 euro, allora bisogna pagarlo in un’unica tranche sotto la voce “codice tributo 2002”.

L’acconto per questa imposta sul reddito corrisponde all’IRES dell’anno precedente. Se nel 2020 la vostra società ha versato all’Agenzia delle entrate un IRES di 2000 euro, l’acconto per l’anno 2020 sarà di 2000.

Come si calcola la base imponibile?

Sappiamo che l’aliquota dell’ires si eleva al 24% del reddito. Ma come si calcola la base imponibile da cui dedurre questa imposta sul reddito?

Bisogna ricordare che non possiamo procedere alla semplice differenza tra ricavi e costi. Infatti, non tutte le uscite sono deducibile al 100% dell’utile, ma in un percentuale minore. Per esempio si può detrarre solo il 20% delle spese di carburante.

La base imponibile IRES è calcolata a partire dal bilancio di esercizio e più specificatamente da:

Reddito ante imposte (utile d’esercizio lordo derivante dal conto economico)

+ Variazioni in aumento;

– Variazioni in diminuzione;

– Perdite pregresse (provenienti dal bilancio dell’anno prima)

= Utile lordo imponibile => Base imponibile IRES

Se siamo riusciti a calcolare la base imponibile per questa imposta sul reddito, identificare la cifra da versare all’Agenzia delle Entrate si rivela immediato, in quanto equivale al 24%.

Se il nostro reddito imponibile si eleva a 100.000, l’IRES da pagare equivale a 24.000 euro.

Bisognerà, inseguito, registrare questa cifra alla voce E del conto economico.

IRPEF

Definizione

La riforma tributaria del 1973 ha dato vita a questa imposta sul reddito, ovvero l’Irpef (acronimo per Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).

Questa imposta, a differenza dell’Ires, è rivolta soprattutto alle persone fisiche, ma in modo indiretto le società le pagano attraverso i soci.

I soggetti residenti in Italia pagano in base ai beni prodotti sul suolo italiano o all’estero. I non residenti, invece, pagano per le entrate generate sul suolo italiano.

L’Agenzia delle entrate raccoglie annualmente un irpef complessivo di circa 180 miliardi di euro, circa ⅓ delle entrate tributarie complessive, rendendo questa imposta una delle più importanti.

Come si calcola l’Irpef?

L’Irpef, a differenza dell’Ires, è un’imposta sul reddito progressiva. Ciò significa che l’aliquota cambia in base alla capacità contributiva che la persona fisica genera ogni anno. é una tassa, quindi, basata sul sistema di scaglioni delle entrate.

La cifra da versare all'Agenzia delle Entrate risulta quindi la somma di differenti fattori:

  • il calcolo di aliquote crescenti tramite il sistema di scaglioni di reddito
  • l’esistenza eventuale di deduzioni sul reddito
  • la presenza di detrazioni di imposta

Per esempio, un lavoratore dipendente il cui gettito annuo corrisponde a 20.000, dovrà pagare un’imposta che ammonta a circa il 17% per cento. Un lavoratore autonomo che genera un reddito di 50.000 euro, dovrà versare una cifra pari a circa il 30%.

Eccezioni al pagamento dell’Irpef

L'imposta sul reddito delle persone fisiche irpef è un'imposta che deve essere pagata ogni anno. Tuttavia, quella che viene chiamata la “No tax area” rappresenta l’eccezione al pagamento dell’Irpef. Questo termine indica il nome non tecnico della fascia di reddito alla quale corrisponde un’imposta uguale a zero.

Questa eccezione non è regolamentata dalla legge, ma deriva dalla presenza delle diverse detrazioni per lavoro dipendente o pensione o lavoro da liberi professionista. Queste detrazioni seguono un sistema decrescente in base al reddito.

Per questo motivo la no tax area cambia in base alla tipologia di lavoratore:

  • 8.145 euro per i lavoratori dipendenti,
  • 8.130 euro per i pensionati,
  • 4.800 euro per i lavoratori autonomi.

La no tax area viene stabilita anche in base alla tipologia di nucleo familiare e ai carichi di famiglia. Per esempio, per una famiglia monoreddito composta da due genitori e due figli, la no tax area si attesta attorno ai 16.340 euro.

Tuttavia l’annullamento di questa imposta sul reddito comporta delle tasse addizionali a livello regionale e comunale.

IRAP

Definizione

L’Irap (acronimo per imposta regionale sulle attività produttive) è un’imposta che si calcola in base al valore della produzione generata dalle imprese.

In Italia, questa imposta sul reddito è stata introdotta durante il governo Prodi dal ministro delle finanze Vincenzo Visco tramite il decreto legislativo 446/199.

L’imposta Irap può essere considerata a pieno titolo una tassa di tipo proporzionale, calcolata in base al gettito annuale prodotto da una società. Quindi la base imponibile alla quale si applica questo sistema proporzionale è esattamente la differenza tra i ricavi e i costi di una società, relativi al suo core business.

Quali sono le aliquote?

Dato che l’Irap è un’imposta regionale, per conoscere la sua aliquota, i soggetti interessati devono rivolgersi alla regione di riferimento.

L’aliquota base è stata stabilita a livello nazionale attorno al 3,9%, ma ogni regione ha la facoltà di decidere un’aliquota maggiore o inferiore di un punto percentuale in base anche ai differenti tipi di impresa.

Per chi è obbligatoria?

Quali sono gli soggetti obbligati a effettuare il pagamento di questa imposta? Aggiornata al 2020, la lista delle categorie è la seguente:

  • soggetti passivi IRES
  • società di persone ed enti equiparati
  • imprenditori commerciali individuali
  • esercenti arti e professioni, anche in forma associata
  • amministrazioni pubbliche.

Quali categorie sono esonerate?

  1. I titolari di reddito agrario.La legge di stabilità 2016 ha abrogato la parte del decreto Irap riguardante i soggetti che operano nel settore agrario. Quindi fruiscono dell’esenzione IRAP gli attori del settore agricolo e della pesca, sia nel caso in cui si tratti di aziende individuali, società semplici e enti non commerciali o di società di persone o di capitali.
  2. I contribuenti minimi del regime forfettario. I soggetti che svolgono un’attività commerciale d’impresa o professioni che rientrano nel regime fiscale avvantaggiato per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori considerati in mobilità.

  3. Venditori a domicilio.Coloro che si occupano delle vendita porta a porta non devono versare l’imposta Irap, in quanto sono obbligati già a pagare la ritenuta a titolo d’imposta.

Perchè è stata istituita?

In Italia, l’imposta sul reddito per le attività produttive Irap è stata istituita per sovvenzionare tramite un’imposta regionale il Servizio Sanitario Nazionale.

Per quanto riguarda l'applicabilità dell’imposta, il governo italiano ha deciso con l’articolo 2 del D. Lgs. 446/1997 che i requisiti che guidano i principi dell’Irap sono i seguenti:

-l’abitualità: l’attività dell’impresa deve essere svolta in modo continuo

-l’autonomia: i soggetti sottoposti a questa imposta devono provare che la loro attività abbia una struttura organizzata sotto la forma di una società. I lavoratori autonomi e gli imprenditori non sono, quindi, obbligati a pagare questa imposta sul reddito.

La vedete la luce alla fine del labirinto? Speriamo di essere stati chiari e precisi. Ma se avete ancora qualche dubbio, non esitate a scriverlo nei commenti.