Riconoscere un'allerta Burnout da lontano e far ritornare il sole in azienda!
Il burnout è una sindrome causata da una situazione lavorativa ad alto tasso di stress che può portare a un malessere diffuso e continuativo, prolungato nel tempo.
Il nostro organismo provoca, in risposta a questa condizione professionale estenuante dal punto di vista psicofisico, la sindrome di burnout. La persona non arriva a rispondere a questa situazione continua di stress perché ha esaurito le risorse mentali e fisiche per continuare a mantenere gli stessi ritmi di lavoro.
La sindrome di burnout non deve essere sottovalutata perché può portare a contrarre dei disturbi molto più complessi da gestire come la depressione cronica. In questo articolo, Appvizer vi mostra, quindi, come riconoscere la sindrome di burnout e le strategie per evitare questa condizione di stress psico-fisico sul posto di lavoro.
La sindrome di burnout: definizione
Partiamo dalla spiegazione dell’origine della parola. Letteralmente "Burn out" in inglese significa "bruciato", "esaurito" o "scoppiato". Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la sindrome di burnout è una patologia causata da stress cronico associato all’ambiente lavorativo, che la persona non riesce a controllare e gestire al meglio.
La sindrome del burnout presenta una serie di sintomi quali affaticamento, delusione, logoramento e improduttività che risultano in prostrazione e disinteresse per la propria attività professionale quotidiana.
La sindrome di burnout è una patologia?
Nel maggio del 2019, la sindrome di burnout è stata inserita nell’International Classification of Disease, il documento di riferimento in merito a tutte le patologie sanitarie. L’OMS definisce la sindrome di burnout come un "fenomeno occupazionale" causato da uno stress cronico. Tuttavia, non viene classificata sotto la dicitura di malattia o condizione medica patologica.
Non confondere il burnout con altri tipi di stress
La sindrome di burnout è rappresentata da sintomi legati allo stress, ma in ambito lavorativo. Se derivano da fattori esterni che riguardano altri campi della vita privata, non si può parlare di sindrome di burnout. Inoltre il burnout non deve essere associato ad altri disturbi come il disturbo post-traumatico da stress, sebbene molti sintomi siano comuni ad entrambe le condizioni.
Per questo motivo, se si è affetti dai seguenti sintomi, non si può parlare di burnout:
- stress cronico legati a contesti diversi da quello lavorativo
- disturbi d'ansia e fobie specifiche;
- disturbi dell'adattamento;
- disturbi dell'umore, fra cui la depressione.
Ultimo punto: se lo stress è passeggero e circoscritto a un limitato periodo di tempo e con brevi fasi di recupero si ritorna ad una situazione normale, allora non si può parlare di sindrome di burnout.
Cosa provoca la sindrome di burnout?
La sindrome di burnout deve essere studiato e analizzato nelle sue interezza come un processo multifattoriale, che comprende le persone interessate e il loro ambito lavorativo e organizzativo.
Come abbiamo detto, questa sindrome è caratterizzata da uno stress cronico che si genera nel momento in cui si verifica uno squilibrio tra richieste-esigenze professionali e risorse disponibili.
Se la professione svolta richiede un enorme dispendio di energie a seguito di ritmi intensi e richieste pressanti, si vengono a creare tutti i presupposti per lo sviluppo di questa sindrome.
Sindrome di burnout: quali sono i soggetti che colpisce di più?
All’inizio, la sindrome di burnout è stata riscontrata soprattutto presso le persone che svolgono le "helping professions". Per "helping professions", ci si riferisce:
a tutte quelle professioni sanitarie e assistenziali in cui si verifica un elevato tasso di interazione con le persone, come medici, infermieri, assistenti sociali o insegnanti
a tutte le categorie di lavoratori che lavorano nell’ambito della difesa e della sicurezza pubblica o della gestione delle emergenze, come poliziotti o vigili del fuoco.
In seguito, si è visto che la sindrome di burnout può essere contratta anche da lavoratori:
- che ricoprono ruoli di grande responsabilità,
- che sono sottoposti a condizioni stressanti
- che sono implicati in problematiche relazionali complesse, come, ad esempio, l’avvocato, l’impiegato delle poste, il ristoratore ecc.
Come riconoscere la sindrome di burnout?
Per capire se un dipendente soffre della sindrome di burnout, basta osservare se presenta un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e un peggioramento delle prestazioni professionali.
La sindrome di burnout non si verifica in modo repentino come un attacco cardiaco, ma è il risultato di un processo lento e graduale. Il lavoratore è confrontato a una sempre più crescente mole di lavoro che affronta con determinazione fino a quando forte carico di lavoro porta a uno sfinimento psichico.
All’inizio, la persona che soffre di burn out non se ne accorge subito: infatti, pensa che i campanelli d’allarme come cefalea, mal di stomaco e insofferenza siano il risultato del periodo stressante e sovraccarico di mansioni al lavoratore. La persona è convinta che questa condizione fisica sia passeggera. Per questo motivo , la sindrome di burnout è molto subdola e bisogna stare attenti e accorgersene subito.
Uno dei segnali lampanti della sindrome di burnout è l’incapacità da parte del lavoratore a ricaricare le batterie dopo periodi di riposo come i fine settimana, le vacanza o semplicemente quando è a casa la sera.
Quali sono i campanelli d’allarme?
I sintomi della sindrome di burnout sono diversi e possono cambiare da persona a persona. Ma ci sono alcune caratteristiche costanti in tutti i casi di burnout:
- Senso di esaurimento o depauperamento delle energie. Questa sensazione di esaurimento e mancanza di risorse per continuare a lavoro rende la persona completamente svuotata e annullata dal proprio lavoro. Il soggetto si trova senza alcuna energia e si sente sfinito non soltanto sul piano lavorativo, ma anche fisico e mentale.
- Aumento della distanza mentale dal proprio lavoro. Se si è affetti dalla sindrome di burnout, si assiste a un graduale distacco mentale dalle proprie missioni lavorative con un conseguente tasso decrescente di efficacia e performance lavorativa. Inoltre, il soggetto colpito dal burnout sviluppa un certo cinismo e negativismo nel relazionarsi con le altre persone che domandano e ricevono dell’aiuto per lo svolgimento delle loro mansioni.
- Ridotta efficacia professionale. Una minore efficienza sul posto di lavoro deriva dalla percezione di:
- ridotta autostima
- un sentimento di insuccesso
- ridotta realizzazione personale
- un sentimento di inadeguatezza
Cosa fare per evitare la sindrome di burnout?
- Ascoltare il proprio corpo. Dovete imparare a riconoscere i segnali del vostro corpo e capire quando ha bisogno di riposare, mangiare o fare dell’attività fisica. Dovete cominciare a ritagliarvi degli attimi di riposo che permettano al vostro organismo di autogenerarsi.
- Non mirare troppo in alto. è giusto essere ambiziosi e volere dare sempre il 100%, ma in modo ragionevoli. Non ponetevi degli obiettivi irrealizzabili che causano dello stress inutile.
- Imparare a delegare. Se lavorate in un team, dovreste fare affidamento sui vostri collaboratori. Non potete pensare di poter fare tutto da soli, senza delegare alcune task. Il lavoro d’equipe ha sempre dato risultati migliori e più performanti.
- Curare la propria igiene di vita, ovvero condurre uno stile di vita sano che vi permetta di avere una maggiore resistenza nel momento in cui le situazioni di stress si presentano.
- Creare un ambiente lavorativo sereno. Sarebbe meglio evitare le situazioni di tensioni al lavoro. Mostrare un'attitudine proattiva riduce la probabilità di generare dei conflitti.
- Cambiare lavoro. Se il posto di lavoro in cui vi trovate non è stimolante o gratificante, non sentitevi in colpa se considerate l’opzione di cambiare. Infatti, nessun tipo di lavoro dovrebbe mettere a rischio la salute fisica di una persona.